SENATVS POPVLVSQVE ROMANVS

Provenza

Saranno i miei studi classico-archeologici, sarà che sono fissata da sempre, ma c’è un altro luogo della Provenza che custodisco gelosamente: il Pont-du-Gard.

Tutti sono capaci di rimirarlo comodamente dal divano, sulla banconota da 5 euro. Ma arrivarci sotto e rimanere letteralmente sopraffatti dalla sua maestosità è per pochi. Ribaltarsi nel greto del Gard, invece, è da me, ma questa è un’altra storia.

E’ abbastanza inutile perdere tempo ed energie per circumnavigarlo e guardarlo da più punti di vista: riva destra o sinistra che sia, è indifferente. Da qualsiasi visuale, rimane un meraviglioso patrimonio dell’umanità.

Basta avvicinarsi per percepire gli echi del frenetico lavoro di un migliaio di uomini che, in soli cinque anni, ha permesso di erigere il ponte dell’acquedotto in modo così solido e preciso da trasformare, duemila anni fa, un centro abitato in qualcosa di unico e straordinario: fontane, terme, ninfei, acqua corrente. Questo riesco a vedere guardando il Pont-du-Gard. Vedo enormi blocchi di pietra da sei tonnellate collocati a quasi cinquanta metri di altezza. Vedo una costruzione con un’anima vanitosa, che non si stufa ancora di fare bella mostra di sé e dei suoi tre livelli di archi, ben conscia di lasciare, senza sforzo alcuno, i turisti di oggi a bocca aperta esattamente come chi lo attraversava per recarsi a Nimes venti secoli fa.

Vedo il ponte ergersi immutabile nei secoli, mentre tutto attorno ad esso subisce l’inesorabilità del tempo. E’ fiero, ha visto alluvioni, periodi di siccità, guerre, carestie, incendi, ma nemmeno nei momenti di pace qualcuno ha avuto il coraggio di sfidarlo.

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