Malta day 2: Gozo

Malta

C’è qualcosa di terapeutico nel viaggiare fuori tempo, lontano dalle stagioni affollate, lontano dalla ressa che urla così forte da impedirti di sentire i tuoi pensieri…

Ritrovarsi a Gozo a fine ottobre, quindi, è stata una scelta perfetta.

Ritrovarsi…parole grosse! Prima di fare i primi passi su questa isola mitologica (più avanti vedremo il perché, ora voglio solo lamentarmi) ho dovuto spremere tutte le mie piccole e tenere meningi nel fare qualcosa che non sono per nulla abituata a fare tutti i giorni, mentre vado in ufficio, per esempio: calcolare dimensioni, velocità, traiettorie. Ovvero: caricare l’auto su uno dei battelli che fanno la spola tra Malta e Gozo.

Ecco, ora vorrei che chiudeste gli occhi e focalizzaste con la massima minuzia di particolari la manovra automobilistica più difficile che la vostra carriera automobilistica abbia dovuto affrontare. Bene. Ora che sudate copiosamente e che state cercando lo specchietto retrovisore alla vostra destra, invocando il vostro spirito guida, per poter tentare il parcheggio della speranza, quello che o riesci a ficcare l’auto lì, in un modo o nell’altro, o arrivi tardi, immaginate di dover fare il tutto…al contrario (ricordiamo che Malta è una colonia inglese, quindi si guida a destra). Con un omino che vi mette fretta e una rampa inclinata di tipo 70 gradi da salire in un colpo solo.

Detto ciò, il minimo che Madre Natura può fare, senza nemmeno scomodarsi troppo, è alzare un dito e creare un luogo mozzafiato da dispensare a chi affronta un viaggio per arrivare a Gozo.

Che poi, diciamocela tutta, a noi è andata anche bene. Un po’ di fatica a fare manovra in un battello lillipuziano e stop. Poteva andarci molto peggio.

Come Odisseo, per esempio, che, secondo gli storici, si sarebbe svegliato sulla battigia di una spiaggia di Gozo (tutti bravi a dire Ogigia) al suono della voce di Calipso, unico sopravvissuto ad un naufragio scatenato dall’ira degli Dei, quindi un Naufragio con la N maiuscola.

Ma lasciamo quel malandrino di Odisseo nella sua prigione dorata, a fissare l’orizzonte invocando gli Dei in compagnia della Ninfa che, tanto per cambiare, si innamora follemente di lui e le prova tutte pur di tenerlo con sè. Tanto, sappiamo bene che per sette anni lo possiamo geolocalizzare su questa isola.

Ebbene, mi pare piuttosto ovvio che, durante questo lustro e mezzo, Odisseo dovrà pur aver camminato esattamente dove sto camminando io, no?! Avrà esplorato per bene questa isola! Chissà se Omero ha fatto anche in modo che quell'”eroe multiforme, che tanto vagò” si meravigliasse davanti ai templi megalitici, ancora visitabili. All’epoca, saranno stati anche più di impatto, senza internet che lo preparasse ad un tale spettacolo!

Già, perché non mi viene in mente un altro modo di definire Gozo, se non uno spettacolo ovunque ti giri. Nei porti, dove le acque sono più calme, i riflessi dei luzzi, le tipiche barche multicolore, creano affascinanti simmetrie. Gli occhi dipinti su entrambi i lati della loro prua, chiamati gli occhi di Horus, risalirebbero addirittura all’epoca fenicia e porterebbero fortuna ai pescatori.

Fare colazione in uno dei tanti locali sulla costa è il modo ideale per abituarsi ai ritmi lenti di questa isola mediterranea, sempre più spesso scelta come meta turistica.

Una buona dose di zuccheri è quello che ci vuole per riprendere coraggio e mettermi di nuovo alla guida. Basta seguire la strada che costeggia la costa per trovare la nostra meta: le antiche saline. I luoghi come questo sono taumaturgici, sono creati apposta per rimanere uguali a se stessi negli anni, così da permettere a chiunque di specchiarcisi e vedere la propria anima alleggerirsi e tornare a splendere di luce propria. Come una sorta di ritratto di Dorian Gray al contrario.

La pietra color ocra ha un contrasto perfetto con il blu ottombrino del mare. L’aria salmastra rende la luce ancora più perfetta, se possibile, profumata.

Cammino sugli stretti muretti che separano gli specchi d’acqua delle saline, rincorro la mia ombra, annuso l’acqua e assaggio il sale che incrosta la pietra. Buttando indietro la testa e allargando le braccia, guardo verso il sole ad occhi chiusi. Lo sento sul viso. Mi sta caricando per i mesi invernali, imprimendo sulla mia pelle le lentiggini che mi ricorderanno di questo momento ogni volta che non splenderà il sole.

Ma Gozo non è solo un capolavoro dal punto di vista naturalistico. Mi rammarica molto non poter vedere con i miei occhi la Finestra Azzurra, l’arco naturale simbolo dell’isola, crollato durante una tempesta nel 2017. Pochi ci avranno fatto caso, ma l’Azure Window, in realtà, lo abbiamo visto in mondovisione durante il matrimonio Dothraki di Game of Thrones. Mi annoto mentalmente, una volta tornata a casa, di andare a rivedermi gli episodi della serie tv girata tra Malta e Gozo, che non sono pochi, e mi lascio alle spalle il mare.

Pranziamo all’ombra della chiesa di Santa Maria della Vittoria, a Xagħra, nel centro dell’isola e incappiamo in una delle mille curiosità di Gozo. La chiesa è dotata di due campanili gemelli (come quasi tutte le chiese maltesi, e sono davvero tante). Ognuno con un orologio che… segna un’ora diversa! Questa è davvero bella. Ma diventerà affascinante quando scoprirete il perché. L’orologio di sinistra segna fisse le ore 11.47, dipinte e immobili nel tempo, mentre quello di destra procedete normalmente. Questo per un motivo ben preciso, ossia fare in modo che il Diavolo, confuso dai due orari differenti, arrivi sempre o troppo presto o troppo tardi alle funzioni religiose, in particolare ai funerali, lasciando così l’anima del defunto in pace. Non è una tradizione bellissima? Dai, ammettete che anche voi, d’ora in avanti, guarderete agli orologi delle chiese maltesi con occhi diversi, perché ora ne conoscete il segreto!

C’è ancora una tappa da spuntare nel nostro tour di un giorno sull’isola: La Cittadella, nella città di Victoria. Crocevia e fulcro di attività fin dal Neolitico, ha visto la sua prima fortificazione durante l’Età del Bronzo. Continuando ad essere abitata e difesa anche in epoca Fenicia e Romana. Pare che proprio La Cittadella fosse, in età punico-romana, l’acropoli della città di Gaulos (suvvia, non fatemi sempre reprimere la mia passione per l’archeologia!). Durante le incursioni turche e berbere, la fortificazione ha raggiunto il massimo livello di espansione. Purtroppo, come riporta la storia, questa non ha coinciso con altrettanta efficacia. A metà del 1500, infatti, a seguito di un attacco ottomano, quasi tutta la popolazione dell’isola, rifugiatasi all’interno delle mura, venne catturata e ridotta in schiavitù.

Oggi, La Cittadella ha ritrovato l’antico splendore, lasciandosi alle spalle i suoi anni più bui. Accediamo quindi, tramite un grande arco, alla piazza principale: la maestosa Cattedrale di Gozo domina dall’alto di una imponente scalinata. Sulla piazza si affacciano anche il Vescovado e la Corte di Giustizia. Potete visitare le minuscole celle i cui muri sono decorati dai prigionieri con velieri e navi, quelle che sognavano per poter lasciare l’isola. Passeggiando, gli spazi si riducono, trasformando piazze in viottoli stretti e tortuosi. L’arrampicata sulle mura vale decisamente la pena: da lassù potrete rimirare l’isola fino al mare. To do assolutamente: bere una spremuta di arancia e limone che più buona non si può nel locale che incontrerete scendendo dalle mura. Dovete provarla per forza. Mi direte!

Il sole sta calando, il che significa che è tempo di rientrare.

Salutiamo Gozo in grande stile: nel porto, un fischio deve aumentare considerevolmente di volume prima che la nostra attenzione venga attirata verso l’omino che si agita convulsamente per per farci notare che ci stiamo imbarcando contromano… Cosa volete che vi dica, mi sono momentaneamente distratta. Ad ogni modo, è bastato un sorriso a quarantacinque denti e un’alzata di spalle per farmi perdonare.

You Might Also Like