Malta day 1: Mdina e Rabat

Malta

Ci sono luoghi che, dalla prima volta che li leggi, si ritagliano un posticino dentro al tuo cuore. Stanno lì anni, accoccolati immobili, come fossero in letargo, per poi risalire prepotentemente dietro gli occhi, finché la loro immagine si sovrappone esattamente a quello che vedi.

La decisione di riemergere è tutta loro, così, da un momento all’altro, comincia a farsi largo tra i tuoi pensieri il bisogno di andarci. E’ così che comincia un viaggio. Prima che tu ti renda conto.

Quando, poi, ti fai scappare due parole con le persone giuste, è fatta: hai trovato la meta perfetta per il consueto viaggio “solo-donne”: Malta e Gozo.

Inutile formulare ipotesi su chi sia stata la fortunata vincitrice del premio internazionale “guidi tu al contrario che io non ne ho intenzione alcuna”. Giusto il tempo di scendere dall’aereo e ho cominciato a dedicarmi con costanza allo sbattere metacarpi e falangi della mia mano destra contro la portiera, nel tentativo di cambiare marcia. E’ incredibile il cervello: fai prima a spezzarti delle ossa che a cambiare abitudine.

Indubbiamente, una macchina presa a noleggio, piena di donne in evidente stato di tumulto interiore mentre, tutte insieme, si sforzano di dare la precedenza a destra in rotonda, è un caso cui i maltesi sono addestrati fin da piccoli a fermarsi, sorridere e dare indicazioni. Già mi piacciono questi isolani!

Dopo una manciata di chilometri, durante la quale il Santo Patrono degli autisti ci ha dedicato tutta la sua attenzione, scuotendo bonariamente la testa mentre stilava un lungo elenco di tutte le volte che la sottoscritta lo ha tirato in causa molto poco delicatamente, riesco a parcheggiare l’auto tutta intera. Mi merito un riconoscimento. Eccome se me lo merito. Una coccarda, una patente speciale, qualcosa del genere. Prego, annotare questo fatto: addì 25 ottobre 2019, Elena ha guidato per la prima volta al contrario ed è arrivata al target senza causare catastrofi. Brava lei!

E’ giunto, contro ogni scommessa di chi non ha deciso di puntare sul cavallo vincente, vale a dire me nei panni di autista, il momento di depositare i bagagli nel nostro meraviglioso appartamento a Rabat. Siamo illese, ma abbiamo bisogno di sciacquarci quel velo di sudore freddo causato dai dubbi, piuttosto fondati, sulla mano da tenere.

Ultimamente preferisco di gran lunga prenotare un alloggio tipico tramite Airbnb al soggiornare in un hotel. Questo mi da modo di vivere in modo ancora più totale i luoghi ed è una cosa che adoro. Vuoi mettere avere a disposizione una casa tipica, con terrazza sul tetto, un cortiletto segreto e arredamento 100% indigeno? E chi ci rinuncia più?!

Eccoci pronte all’esplorazione, direzione: Mdina. Si, senza la “e” che ci metteremmo tutti, perché il maltese è una lingua strana, a quanto pare piena di “k”, di “j”, ma un po’ carente di vocali. Per fortuna, un buon 80% della popolazione parla italiano grazie, anche, ai programmi televisivi trash della nostra tv nazionale. Quelli sei in grado di trovarli sintonizzati su tv di stati insospettabili e, a quanto pare, ho scoperto una loro utilità.

E quale miglior modo di entrare nell’antica capitale di Malta, se non attraverso la porta di Approdo del Re? Esattamente. Avete capito bene: questa meravigliosa porta in stile barocco, conosciuta anche come Main Gate, è quella che Lady Stark attraversa a cavallo nel terzo episodio della prima serie de “Il Trono di Spade”. Ragione in più per accomodare le proprie terga su un aereo e raggiungere, possibilmente con volo low cost (ma veramente low cost), questa isola dalle mille sorprese.

E’ necessario qualche minuto di occhiatacce insistenti delle mie accompagnatrici (che non hanno mai visto la serie) perché l’esaltazione di vivere in un set cinematografico lasci lo spazio alla lucidità di vedere le cose per quello che realmente sono. Durante questi momenti, io e la mia gemella immortaliamo in ogni sua angolazione la porta. Perché dai, chi è a casa ed è appassionato della serie è giusto che senta l’invidia montare dentro di sé in ogni foto che spunta sui social o recapitata direttamente al diretto interessato; vogliamo ricevere messaggi di improperi invidiosi. E, grazie alla cooperazione che solo due gemelle riescono a mettere in pratica, riusciamo nell’intento. Insulti come se piovessero.

Mdina, che affonda le sue radici in epoca fenicia, è un vero gioiello. I maltesi lo sanno, eccome, ed è per quello che, a tutti gli effetti, è l’intera cittadina, cinta da mura, a sembrare in toto un set. La pulizia è ai limiti dell’incredibile. Calessi trainati da coppie di cavalli sfrecciano nelle viuzze strettissime, costringendoci a fiondarci nei portoni per non essere investite, robe che nemmeno il protagonista del videogioco Assassin’s Creed sfodera capacità motorie di pari livello.

Ci perdiamo per i vicoli labirintici della Città Silenziosa (Mdina è conosciuta anche così grazie, appunto, al silenzio garantito dai pochi abitanti) inondate da una luce dorata, complice il colore caldo della pietra, cercando di immaginarci questa cittadina sotto il dominio romano prima, arabo poi.

La fatica del viaggio, però, comincia a farsi sentiere. Quale miglior antidoto di cibo e vino? Così, ci accomodiamo in uno dei numerosi locali che occupano piazzette e vicoli e ordiniamo il tipico piatto maltese, accompagnato da un meritatissimo ed abbondante bicchiere di vino locale. Olive, pomodori secchi, formaggi di capra e di pecora, una porzione di ftira, il panino maltese (che poi, più che una semplice porzione sembra la dose esatta per sfamare un’intera legione) e via: pronte per continuare l’esplorazione.

Probabilmente merito dell’ottimo bicchierino di vino, trascorriamo ore a visitare Mdina: le segrete che si trovano sotto la città, il Museo di Storia Naturale, la -ahimè- barocchissima cattedrale di San Paolo (che ha preso il posto della più antica Chiesa danneggiata nel terremoto che alla fine del ‘600 ha sconvolto la vicinissima Sicilia).

La realtà dei fatti è che il vagabondare tra i vicoli giustificherebbe di per sè il viaggio. Se poi, come è capitato a noi, per quei vicoli incontri una troupe francese intenta a girare qualcosa su Gesù (proprio Lui), con tanto di numerosissime comparse, croce, corona di spine ecc… beh, dai, che ve lo dico a fare?!

Un’ultima occhiata alla Porta di Approdo del Re e, attraversando la piazza alberata con parcheggio e fermata dei mezzi pubblici, torniamo a Rabat. Avete capito bene: le due città distano circa 45 passi. Che figata pazzesca è?!

Aspettando il mio turno doccia, perdo la cognizione del tempo a studiare il profilo delle cittadine dal terrazzino sul tetto. Alla faccia del buon cristiano: Malta vanta qualcosa come una chiesa pro-capite. Il che rende il tutto piuttosto strano quando scatta l’ora x e le campane degli innumerevoli campanili cominciano a suonare tutte assieme. Ha un che di ipnotico. Fuori dal tempo. E’ addirittura rassicurante.

La prima cena sull’isola è consumata al cospetto di un’altissima aspettativa. Che non è assolutamente stata delusa. Raggiungiamo un ristorante siciliano in cinque minuti di camminata. Ovvero, poco meno del tempo che un aereo impiega per arrivare qua dalla Sicilia. Vi assicuro che è un enorme sollievo. Camminare, intendo. Perché il vinello maltese va giù che è un piacere. Uno sguardo al menù rapido quanto finto (ho curiosato in modo molto poco mimetico nei piatti dei vicini), due chiacchiere con il simpaticissimo padrone di casa ed ecco arrivare il più grosso piatto di fritto misto che io abbia mai visto. L’appagamento sensoriale raggiunge il culmine con la pepata di cozze. Cosa vuole saperne chi non mangia pesce della bontà di questi piatti?!

Bilancio della prima giornata a Malta: auto ancora intera, momento di blackout sensoriale camminando per stretti vicoli che sto scoprendo essere il fil rouge delle cittadine mediterranee grazie alla sensazione di déjà vu ricorrente, palato assolutamente soddisfatto, giusta dose di vino tipico in compagnia.

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