Là dove soffia il Mistral

Camargue

È più forte di me: ogni volta che cancello qualcosa dalla mia lista dei “bisogni primari”, automaticamente la lista cresce, è una lotta contro i mulini a vento.

Ebbene, è proprio per questo che, lasciata alle spalle la Provenza, sono stata richiamata al Sud, nelle paludi della Camargue.

Scendendo, il Mistral mi soffiava contro, come se volesse ripulirmi dalla razionalità per prepararmi ad uno spettacolo fatto di immagini sfumate.

In questo microcosmo, fatto di tempo che non scorre regolarmente ma che si ferma, si riavvolge e va avanti veloce e di spazi senza confini, in cui il cielo si mescola senza soluzione di continuità con la terra, ho soggiornato in un piccolo appartamento alle porte di Le Saintes-Maries-de-la-Mer.

All’ombra di una vigna di Vino delle Sabbie, ho potuto coricarmi in un prato ad osservare volare sopra di me i fenicotteri in formazione: la sera verso il mare, la mattina verso l’entroterra. Chissà come mi vedevano, da lassù. Loro padroni incontrastati del cielo, elegantissimi ed imperturbabili nel loro completo rosa, consapevoli di essere delle vere star, io a rigirarmi e ad agitarmi nel prato tentando di allontanare, senza esito, zanzare grosse come loro…

Così, in un colpo solo, ho realizzato due sogni: cavalcare nelle paludi della Camargue e vedere i fenicotteri.

Ed ecco giunto il tempo della mia meravigliosa “promenade a cheval”. Mi è bastato salire in groppa al mio Sultan (così si chiamava il mio destriero) per perdere completamente la cognizione del tempo e dello spazio. Catapultata in un tempo remoto ed indefinito, ho cavalcato tra le paludi, immutate negli anni. L’unico suono era quello impastato degli zoccoli nel fango. I fenicotteri, infatiditi, si alzavano in volo vedendomi arrivare. Sentivo voci lontane (erano quelle dei gitani?) e cercavo di trovare l’orizzonte senza riuscirci: il cielo e l’acqua salmastra avevano lo stesso colore.

Ho adorato galoppare alzando schizzi di acqua e fango e ho riso, con le labbra seccate dalla salsedine e dal Mistral, senza riuscire a fermarmi contando i pungiglioni che le zanzare erano riuscite a farmi anche attraverso i jeans.

Il manto dei cavalli deve avere qualcosa di magico e psicotropo, in Camargue: ti trascina in un altro mondo e tu non puoi far altro che sorridere come una ebete mentre guardi la terra perdere consistenza e diventare acqua…